L'ARTE DI AMARE LA VITA
Tra la pioggia e l'oscuro
il tempo volge quasi sempre al brutto.
I grattacieli son tutti bagnati
e Milano sembra una dama assonnata
che non ne vuole sapere di alzarsi
e essere contenta.
Mi viene da essere triste
e così continuo a andarmene a ramengo in tram
per le periferie.
Quando lasciai la mia Puglia
non lo sapevo mica che mi sarei scordato del sole malandrino
a tutte le ore del giorno.
Ora me ne sto seduto in vettura
e guardo la luce pallida
fluttuare come un campo d'erba gialligna.
Le nuvole girano gravide e nere
come tante clienti squattrinate per la sera dei bagordi.
Comitive allegre, bottiglie di birra, noccioline,
rose rosse, emigranti stonati.
Corse e lentezze su entrambi i marciapiedi della strada.
Asciugo il vetro appannato con la mia mano
e osservo le basse sfere finalmente ingranare
per i tafferugli soliti, le notizie slabbrate,
le angosce dei telegiornali già in onda a gran cassa.
Così improvvisamente decido di filarmela indietro
alla chetichella.
Come son felice la sera
a tornare a casa dalla mia bella e i bambini.
Quando i pensieri la smettono di contorcersi
tutti gli affari del mondo
perdono la loro colossale fatua importanza,
quando il cuore è felice
anche la santa verità diventa una pezza vecchia
che non serve più a nulla.
"Ma facendo questo
tu manchi al tuo dovere di filosofo",
mi ha detto un mio amico collega
a scuola stamattina.
"Me ne fotto della filosofia, gli ho risposto,
lo è solo la vita che amo".
E con ciò credo di essere
il più grande pensatore vivente,
peccato che preferisca essere solo
un insignificante poeta vagabondo,
senza arte né parte
e pure con parecchi debiti in giro.
Ma non si può avere tutto dalla vita,
e detto in confidenza,
io manco ci penso di striscio.
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