Libri Acquaviva

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poesia, romanzi, racconti, filosofia

sabato 18 ottobre 2008

Dostoevskij: L'amore felice (Pagine: 377)

IL SOGNO DELLA LIBERTA'

Dostoevskij ha questo in più del romanziere, del narratore comune, cioè di colui che si mette in mente di esporre in maniera artisticamente elaborata degli eventi più o meno intrecciati tra di loro: ha una concezione, forse non bene definita e delineata, ma ben ferma certamente, dell'uomo e del mondo. Ciò Dostoevskij lo prende come retaggio e grande lezione del Romanticismo Tedesco. I grandi romanzieri dell'800 europeo lo influenzano infatti dal punto di vista formale, cioè della tecnica letteraria di composizione, Dickens, Balzac, Hugo, sono certo i suoi maestri di scrittura romanziera, ma il sommo suo maestro ideale e teorico è sempre Schiller, il Poeta. Il più dotato dei Romantici tedeschi, colui che si e sforzato di elaborare teoricamente il senso e la meta dell'Arte contemporanea, anche se tutti fecero altrettanto, da Novalis a Goethe, a Schlegel, a Tieck, a Hölderlin. Tutti si posero il problema dello scrivere: perchè si scrive, cosa significa scrivere, cos'è nella sua essenza l'Arte. Naturalmente se lo ponevano in maniera radicale, tanto da sfiorare e cozzare la piena tragedia. Un nome per tutti: Hölderlin, ma tutti i grandi Romantici vivono cosi intensamente la loro missione di artisti che cadono nella tragedia pura e semplice. Si salva il solo Goethe perchè fa morire Werther, si salva diventando olimpico, colui che realizza l'armonia Uomo-Natura: il grande dilemma è la grande questione in cui noi ci dibattiamo ancora adesso. La nostra cultura, che noi lo vogliamo o no, non è di matrice hegeliana, hegelismo che produce nichilismo.

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