IL SEGRETO DI UNO SCRITTORE: G. D'Ambrosio Angelillo
"Un grafomane anche alquanto pericoloso", ha detto di lui un suo ex-amico di gioventù, ora famoso scrittore nazionale che vuole l'anonimato.
Di amici ne ha avuto tantissimi, tantissimi gli hanno voltato le spalle. Motivo? Non pervenuto. Lui non molla e se ne frega di tutti.
Un capitolo di libro al giorno, 31 romanzi, 257 racconti, biografie, saggi, raccolte di aforismi, poemi, dozzine di brogliacci senza titolo. Angelillo sta a cavallo del Terzo Millennio mangiandosi a colazione espressionismo, a pranzo spinozismo, a cena esistenzialismo. E' amico di Kafka, confidente di Joyce, intimo di Cèline.
Sono 10 anni che non legge più niente: "il suo cervello è saturo come una cantina di re di vino", dice un altro suo amico pseudofamoso, anche lui in para di anonimato.
"E' un anarchico protestante anche se non lo ammetterà mai", dice di lui un altro ex-amico.
"Ormai di Spinoza e di Machiavelli sa così tanto che finalmente ha capito che non serve contrapporsi al destino o lottare per una morale, la lotta e l'amore, anche questo una sottile forma di combattimento, sono contemplati con gli occhi di un gatto che semplicemente muove la coda solo perchè semplicemente gliela muove il vento. Sono tutti dei Raskolnikov in nuce, degli assassini senza costrutto e idealisti di portafoglio, dei superuomini rinnegati e amanti del castigo più che del delitto, così la pensa veramente quel supermatto", e così dice di lui una sua amica giornalista che addirittura lo odia. Motivo? Un bidone di 20 anni fa.
"Siamo tutti dei farabutti senza fondo, dei poeti senza ascensore, dei mediocri senza fama ma con tanta violenza e tanto risentimento in ogni piagnisteo e in ogni lamento che pratichiamo", dice lui stesso in un suo racconto inedito. Destinazione: lontananza e oblio
Narratore straordinario, scrive per strada, come un balordo qualsiasi. In corso di creazione diventa violento e intrattabile, per poi diventare buono e mansueto come un idiota alla Dostoevskij o come un Don Chisciotte.
Numero sterminato di pagine scritte in un mese, spicchio di tavolo per lavorare non più grande di un quaderno, stanza di lavoro un bunker fatto di libri e di quaderni. Capace di pesare il suo sorriso e spedirlo a uno sconosciuto qualsiasi.
Pazzia e depressione. Un fenomeno di scrittore che non conosce scrupoli o cambiali. Non chiede prestiti a nessuno. "Ho già moltissimo di mio, dice, e so cosa farmene".
E' amico di accoltellatori, ciclisti professionisti, poeti laureati, grassoni ciclopici, ubriaconi incalliti, professori universitari, nani, ballerine e pagliacci. E lui è tutti loro messi assieme che non fa domande a nessuno.
"Diverso dai diversi? Nemmeno per sogno. Sono troppo pigro, mi spaventa sentirmi superiore a chicchesia. Sono un umiliato tra milioni di umiliati, sono un offensore tra milioni di offensori".
Eppure scava più a fondo nel suo narrare e ti accorgi che Angelillo non ha paura nè del tutto nè del nulla, nè dell'abisso nè del cielo. Il suo semplicemente è un umanesimo totale.
"Sono un uomo e nulla di ciò che è umano lo ritengo estraneo da me stesso", è la sua massima di vita e di arte sempre vagante e viva e concreta.
Provinciale e metropolitano, contadino e marinaio, fanatico e umile, odiatore delle macchine e amante del buon vino. Amico di tutti e comunque sempre un orso solitario, un autentico lupo della steppa nella folla sterminata della Milano odierna.
"Un fuori di testa tutto sommato, ma con parecchio sale nella sua straripante follia", dice di lui un molto finto amico, ora impiegato di banca superiore.
"Un popolano che ha fatto l'Università, un parvenu che si atteggia a professore, vuole guidare una mongolfiera ma la sua patente di triciclo è ormai scaduta da tempo, un apprendista stregone che ritiene di conoscere il mondo, mentre le tasche gli sono perennemente sfondate".
"Vuole conoscere la verità, ma si circonda di mentitori. Di lui non saprete mai niente di preciso perchè le cose più grosse che ha fatto non le confida a nessuno."
"Lui scrive ma in realtà vuole sempre trombare, come tutti. Dei soldi se ne fotte è vero, ma vuole fare tutto e così non diventa mai niente".
"E' un grande ascoltatore, questo glielo ammetto, ma poi ti ruba l'anima e te la sbatte nella pagina scritta, per me è un autentico demonio. E così se ne può andare all'inferno, da dove certamente un giorno è venuto fuori".
"Per trombare tromba, ma pure scrive come un dannato. Per me con lui anche Freud avrebbe dei seri problemi per decifrarlo".
"Per me il suo segreto è Dostoevskij, con un maestro come Dostoevskij per amico è molto difficile fargli le scarpe, almeno come scrittore".
"Sa tutto dei Greci, della Rivoluzione Francese, di Napoleone, della Seconda Guerra Mondiale, per me quell'uomo è semplicemente un enigma".
"Ha fatto così tanti lavori che sulla carta d'identità alla voce professione dovrebbero scrivere: rompighiaccio atomico".
Così dicono di lui i suoi tanti finti e veri amici.
L'Autore che si autoproduce tutti i suoi libri con la sua Piccola Casa Editrice ACQUAVIVA, dal nome del suo paese contadino di origine: Acquaviva delle Fonti, in Puglia.
Lui se lo interroghi afferma di essere quello che si vede, di dire quello che pensa, e di fare quello che dice.
"La parola di un uomo per me ha ancora un senso e un valore, molto più di qualsiasi cosa scritta", parola di scrittore underground.
I giornalisti e i critici lo ignorano bellamente, lui incassa e dice che sono molto gentili con lui: almeno non ne parlano male.
TV e monolocali non parlano mai di lui pure, e lui sorride e dice: "qual è il problema? Io odio la TV ma amo moltissimo i libri, e so che anche loro mi vogliono un sacco di bene":
Come scrittore e come uomo di cosa mai aver paura allora?
THOMAS FERRARA,
"underground"
fanzina toscana
Nessun commento:
Posta un commento