LA SPOSA INFEDELE
a Lydia Cabrera
e alla sua negretta
E io che me la portai al fiume
credendo che fosse signorina,
e invece aveva marito.
Fu la notte di Santiago
e quasi per compromesso.
Si spensero i fanali
e s'incendiarono i grilli.
Alle ultime curve
toccai i suoi seni addormentati
e mi s'aprirono di colpo
come rami di giacinti.
L'amido della sua gonna
mi suonava nelle orecchie
come una stoffa di seta
strappata da dieci coltelli.
Senza luce d'argento alle cime
gli alberi son cresciuti,
e un orizzonte di cani
latrava molto lontano dal fiume.
Passati i rovi,
i giunchi e gli spini,
sotto il suo cespuglio di capelli
feci una fossa nel fango.
Io mi tolsi la cravatta.
Lei si tolse il vestito.
Io il cinturone con il revolver.
Lei i suoi quattro corpetti.
Nè i nardi nè le chiocciole
hanno una pelle tanto fine
nè i cristalli con la luna
rilucono con tanto splendore.
Le sue cosce mi scappavano
come pesci sorpresi,
metà piene di fuoco
metà piene di freddo.
Quella notte corsi
il migliore dei cammini
montando una puledra di madreperla
senza briglie e senza staffe.
Non voglio dire, da uomo,
le cose che lei mi disse.
La luce dell'intelligenza
mi fa essere molto discreto.
Sporca di baci e di sabbia
io me la portai dal fiume.
Con il vento si battevano
le spade dei gigli.
Mi comportai come quello che sono.
Come un puro gitano.
Le regalai un cestino
grande di raso paglierino,
e non volli innamorarmi
perchè avendo marito
mi disse che era signorina
quando la portavo al fiume.
FEDERICO GARCIA LORCA
(traduzione di Giuseppe D'Ambrosio Angelillo)
edizione rilegata a mano
del dicembre 1990.
http://www.libriacquaviva.org/
http://www.books.google.com/
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